La saga di un agente di commercio
con due padroni, al quale nessuno vuole riconoscere il lavoro svolto per oltre
dieci anni. Vogliamo raccontarvi la sua storia dall'inizio. C'era una volta un
giovane di famiglia povera che inizia a lavorare in una concessionaria di
automobili Citroen. Un giorno arriva un distinto signore, butta un occhio alle
autovetture esposte e mette subito le mani avanti, non intendeva acquistare
nulla, aspettava solo l’apertura della concessionaria affianco, della BMW. In
breve il signore si trova a firmare l'acquisto di una Citroen DS 21. Passano i
giorni, il signore ritorna e fa un’interessante offerta di lavoro al giovane,
ammirato dalla sua capacità di persuasione. Non poteva ancora credere di aver comprato
una Citroen al posto di una BMW, per di più felice di averlo fatto. Il giovane
passa dalle auto ai farmaci, infatti, il signore era il direttore vendita della
Giuliani. Gli anni passano in un crescendo: Montefarmaco, Mavi, Bergamon,
Schiapparelli, Hoechst Marion Roussel, Arkofarma. Arriva il patatrac, la
Hoechst si fonde con la Rhone Poulenc e i venditori spediti a casa, certo qui
si parla di gente seria, triste perdere il lavoro ma con le indennità si può
vivere tranquilli per un breve periodo. Il nostro "paria" si trova a
lavorare solo con l'Arkofarma fin quando, dopo varie pressioni, l'agente per il
Lazio della Body Spring, una ditta concorrente, offre una cifra interessante
promettendo rose e fiori. Nel senno di poi era solo un modo per togliersi di
torno un forte venditore in concorrenza. L'inizio è come promesso anche se il
contratto non arriva mai. E' la fine del 2001, il "paria",
ricordatevelo anche inseguito, ha una figlia di un anno. Il 2002 inizia con una
novità, sembra che una grossa azienda si comprerà la Body Spring. Il 2003
arriva e i rumori si avverano, la casa farmaceutica è niente di meno che
l'Angelini Farmaceutici. Questo avviene a maggio, proprio quando il povero
"paria" si scopre malato di un tumore rino-faringeo, di quarto stadio
inoperabile. Sconvolgente l'idea di non arrivare a Natale, il "paria"
ha una bambina di tre anni, lavora senza contratto per un agente di zona della Body Spring, venduta a sua volta all'Angelini. Il nostro sarà un
"paria" ma lotta con unghie e denti, per quindici mesi si sottopone a
terapie, fa da cavia per alcune. Alla fine saranno trentacinque sedute di
radioterapia della durata di trenta minuti, roba fuori dal comune, uccidono il
tumore ma bruciano collo, palato, lingua, in aggiunta ci sono le sezioni di
chemioterapia che lo lasciano mezzo tramortito. Purtroppo gli agenti di
commercio sono liberi professionisti, mangiano se lavorano: il
"paria" con paura di non essere all'altezza dell'Angelini va a
lavorare tutti i giorni, portando sempre ordini. Non può guidare così si fa
accompagnare da amici, colleghi, ex capi area, tutti pronti a dargli una mano.
Ne esce vivo anche se ammaccato: - una sola ghiandola salivare foriera d’iper
ossigenazione, causata da poca saliva; - sordità totale a un orecchio e metà nell'altro;
- perdita continua dei denti per calo osseo della mandibola. Per undici anni
tutto questo non ha comportato un giorno di assenza dal lavoro, mancanza di
ordini, richiami per cattiva gestione dei clienti. Il "paria", un
mercoledì notte nell'ottobre 2012, ha pure un infarto, ed è ricoverato
d'urgenza in ospedale, Angelini Farmaceutici dove subisce un intervento al cuore. Il lunedì seguente
è pronto con la valigetta in mano per andare a lavorare. Il nostro aveva due
padroni: uno lo pagava e lo tiranneggiava, conoscendo il suo stato di salute e
la situazione familiare con una bambina piccola da crescere. L'altro, l', alla pari di tutto non lo
pagava ma comandava, dando disposizioni lavorative, facendolo
partecipare a tutte le riunioni nazionali e regionali, trasmissioni degli
ordini giornalieri con il computer aziendale, contatti diretti con segretarie dell'Angelini per il disbrigo delle problematiche riguardanti gli ordini, con i
tecnici informatici per quelli riguardanti le trasmissioni dei dati; inoltre con l'obbligo del recupero credito e relativa spedizione degli assegni dei farmacisti morosi, che i corrieri convenzionati con l'Angelini andavano a prendere direttamente nel suo domicilio. Tutto il lavoro sopra descritto avveniva senza un
regolare contratto tra il “paria” e l’Angelini. A testimoniare il lavoro svolto
ci sono però migliaia di copie ordini scritti in tutti questi anni e inviati
ogni sera dal domicilio del “paria” direttamente all'Angelini con il computer
di proprietà dell’azienda; decine e decine di assegni inviati direttamente dal
"paria" agli uffici amministrativi dell'Angelini; migliaia di mail di
servizio inviate dal nostro ai vari uffici dell'Angelini e viceversa; copie dei
biglietti dei viaggi di lavoro e premio, fatti dal "paria" insieme
agli altri agenti Angelini in Italia e all'estero. Sarebbe interessante conoscere
la risposta del capo area del Lazio, diventato da qualche tempo direttore vendita dell'Angelini, se non è vero che manteneva contatti “diretti” con il
"paria", dando disposizioni scritte al nostro su quantità, prezzi
e obiettivi da far raggiungere, per esempio, a una nota cooperativa
farmaceutica. Se non intercorrevano rapporti cosi stretti e fiduciari tra quest’azienda
farmaceutica e il "paria", non ci sarà nulla di male dal mettere in
rete tutto questo materiale perché il nostro non è tenuto alla riservatezza. I
signori farmacisti, la cooperativa, saranno tutti lieti di visionare le
pratiche che li riguardano. Questa saga poteva avere un’altra fine, purtroppo a
dicembre del 2014 al "paria" è dato il benservito, nessuno si è
preoccupato dal pagargli il quanto dovuto: - nessuna indennità di clientela; -
nessuna indennità di preavviso; per non parlare dei 13 anni non versati di
contributi Enasarco (l'ente contributivo degli agenti di commercio) e del Firr (il
fondo per la risoluzione del rapporto). Per farsi valere qualche minimo diritto
al “paria” non resta che intentare una causa, perché chi ha dalla sua tempo e
potere economico non ha nessun interesse a mettersi d’accordo: c’è chi conta su
un fallimento per non scucire un euro, e chi oggi o domani non ha problemi nel
mettere mani al portafoglio. Qui si apre il sipario, perché il processo nelle
cause di lavoro dovrebbe svolgersi secondo l'articolo 415 del codice di
procedura civile che declama: Il ricorso è depositato nella cancelleria del
giudice competente insieme con i documenti in esso indicati. Il giudice, entro
cinque giorni dal deposito del ricorso, fissa con decreto, l'udienza di
discussione, alla quale le parti sono tenute a comparire personalmente. Tra il
giorno del deposito del ricorso e l'udienza di discussione non devono decorrere
più di sessanta giorni. E' scritto così nella normativa ma i tempi per il
"paria" diventano più di 270 perché i tribunali sono intasati,
mancano giudici, cancellieri, segretarie. Nella terra dei furbi chi ha torto,
ha dalla sua la lentezza della "giustizia" e vari stratagemmi per
allungare il brodo con l'acqua, tanto nessuno li farà pagare pegno, così una
delle parti convenute fa domanda riconvenzionale. Sapete cos'è? La domanda
riconvenzionale ricorre quando il convenuto nel processo civile esercita
apposita domanda verso l'attore; non si limita cioè a difendersi, ma chiede la
condanna della propria controparte. Il convenuto che abbia proposto una domanda
in via riconvenzionale, a norma del secondo comma dell'articolo 416, deve chiedere al giudice un nuovo
decreto per la fissazione dell'udienza con istanza nella stessa memoria. Tra la proposizione della domanda
riconvenzionale e l'udienza di discussione non devono decorrere più di
cinquanta giorni. Bella trovata! Questo comporta, per colpa dei Tribunali stracolmi di cause, che il paria dopo l'attesa dei primi 270
e più giorni, si vede l'udienza spostata
di altri 150 giorni, anziché i cinquanta come da norma! Ebbene penserete, poi finalmente arriverà... Sì, il giorno
fatidico arriva, però serve solo per tentare una "conciliazione" che
è stata tastata dall'avvocato del “paria” prima d’iniziare la causa, con le
controparti che avevano già fatto a suo tempo finta di non capire, ma la legge
è legge! Qui arriva lo spauracchio da parte degli avvocati e sotto l'occhio
vigile del giudice: - senza un accordo si va avanti e il processo potrebbe
durare quattro o cinque anni; la conseguenza è una prima offerta al
"paria" di un 25% rispetto al dovuto, per poi arrivare a un 50%. Ci
sarebbe anche un'altra via per la sopravvivenza del "paria" prevista
dalle norme, continuare il processo presentando un'istanza di pagamento di una
somma a titolo provvisorio: a fronte dell'articolo 423, commi 2, 3, e 4, il
giudice quando ritenga il diritto accertato e nei limiti della quantità per cui
ritiene già raggiunta la prova può concedere la somma. Le ordinanze di cui ai
commi precedenti costituiscono titolo esecutivo. Difficile però farla attuare
perché i giudici, per il troppo lavoro, arrivano all'udienza di conciliazione
senza aver studiato la causa, quindi non possono aver accertato la benché minima
prova. Tra incudine e martello, al "paria" è dato un giorno per
pensare: - il pomeriggio il poveretto, avendo famiglia e non versando in buone
acque, a capo chino accetta. Direte, pochi, maledetti e subito. Sarebbe bello
ma qui la cosa s'ingarbuglia perché i giocolieri stanno dietro l'angolo e
possono permettersi di perdere tempo, e infatti l'avvocato della controparte si rende irreperibile. E
allora? Senza pietà, il "paria" deve morire e nell'altra vita forse
avrà giustizia, nel frattempo è sospeso nell'aria, o nel vuoto, con la prossima
udienza rimandata da luglio 2016 a febbraio 2017. Ecco rivelato come un agente
di commercio, professionista di chiara fama, si trova in questa situazione a
fine carriera avendo da qualche tempo superato i sessant'anni. Interessante la
memoria difensiva e di costituzione dell'Enasarco che chiede conto ai padroni
del "paria" di quanto sta succedendo. Anche questa è da mettere in
rete per rimarcare il pelo sullo stomaco di alcuni individui. Alla fine è triste
rilevare l'assenza della "giustizia", sovraccaricata da codici e
codicilli, ben presto sarà del tutto sepolta, e con essa la democrazia. Non
morirà solo il "paria", il regno della sopraffazione sta dietro
l'angolo, l'egoismo consuma e apre le porte all'ostilità perenne, e quando accadrà,
sarà impossibile concludere alleanze per spezzare le catene.
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